I faggi di Roma

Senza andar troppo lontano, nè sulle Alpi, nè altrove, a due passi da Roma c’è una delle più belle faggete che io abbia mai visto. La vegetazione del comprensorio dei Simbruini è ricca e importante: non solo vasti querceti e dense faggete, più in alto si afferma una vegetazione tipica dell’alta quota, con primule, crochi, soldanelle, genziane, carline, sassifraghe e mille altre specie, tra cui il ribes alpino e un interessante endemismo centro appenninico, il semprevivo italico. Foreste cupe e rigogliose si alternano a radure verdissime e tranquillee, dove spesso troneggiano grandiosi colossi ultracentenari d’acero e di faggio; nel versante a nord e nei pendii più umidi ed ombreggiati crescono felci, muschi ed equiseti e sulle pendici a sud o meglio esposte  si abbarbicano piante mediterranee come il bosso, il ligustro, il pistacchio e la fillirea. Caso più unico che raro poi la presenza di diverse specie di orchidee: una presenza che, da sola, merita una visita al Parco.
I Simbruini ospitano attualmente una copertura forestale che, da un punto di vista quantitativo e qualitativo, si può definire ottimale: circa 22 000 ettari di bosco. La copertura boschiva è, comunque, in sostanza, quella tipica dell’Appennino laziale-abruzzese: alle quote medio-basse prevale il bosco misto di roverella, carpino, cerro (nei siti più umidi), ma ci sono due vaste zone che presentano un’importante particolarità, vale a dire un’estesa popolazione di leccio, che fra Cervara di Roma e Subiaco e, più a sud, fra Subiaco e Jenne, si spinge a quasi 1200 metri di quota. La formazione vegetale dominante è però la faggeta, che interessa una fascia altitudinale compresa tra i 900 m e i 1500-1900 m. Il faggio che predilige climi temperati e oceanici, caratterizza e domina gli ambienti montani dell’Appennino mostrandosi in tutta la sua potenzialità di forme. Le fustaie di faggio presentano a tutt’oggi caratteri di ricchezza e spettacolarità degne delle foreste del vicino Parco d’Abruzzo. Dalla severa e cupa selva colonnare della Tagliata si passa alle grandi faggete disetanee del vallone dell’Autore e dell’immenso comprensorio Faito-Valisa-Sorgenti dell’Aniene, fino ai cedui composti e invecchiati, prossimi a raggiungere la dignità di bosco adulto e maturo, sparsi un po’ ovunque.

Ecco un piccolo réportage della mia domenica a Monte Livata con l’inseparabile Sofia.

its logical; if you’re not going anywhere
any road is the right one

The Haiku and Poems of
Ikkyu Sojun/Ikkyuu Soojun (1394-1481)

Oltre ai ben noti campi da sci, Livata ve lo consiglio soprattutto per spettacolari percorsi trekking:

Campo Secco – Pozzo Vecchio – Campitelli – Femmina Morta (in territorio di Camerata Nuova).

Ha la lunghezza di 3500 metri e si sviluppa attraverso un itinerario pianeggiante, che permette di conoscere un’area particolarmente suggestiva dell’altopiano carsico caratterizzata dalla presenza di formazioni rocciose, inghiottitoi, doline e campi carreggiati.

Campo della Pietra (in territorio di Vallepietra).

La lunghezza del percorso è di circa 1000 metri e si snoda in prossimità del confine con l’Abruzzo, risalendo la mulattiera tracciata a ridosso della strada provinciale. Ad esso è interessata una delle zone carsiche più caratteristiche del Parco, quella cioè posta ai margini sia della secolare faggeta presente nella località sia delle immense distese del Campo della Pietra.

Campo Buffone (in territorio di Subiaco).

Lungo circa 2 chilometri, questo sentiero naturalistico, con partenza e ritorno a Campo Buffone, è situato nelle immediate vicinanze degli insediamenti di Monte Livata, cioè in una zona molto sviluppata dal punto di vista dell’urbanizzazione e delle presenze turistiche, sia estive sia invernali. A determinare la scelta del sentiero naturalistico di Campo Buffone è stata la necessità di studiare, proprio alla luce di queste caratteristiche, i valori paesaggistici nonché le ricchezze geologiche, vegetazionali e faunistiche del comprensorio di Monte Livata e di quello contiguo di Campo dell’Osso.

Da Comunacque alla Mola Vecchia (in territorio di Jenne).

Qui la situazione dal punto di vista orografico è completamente diversa da quella degli itinerari di cui si è parlato in precedenza.
Lungo una traccia pianeggiante della lunghezza di poco più di 1 chilometro, si ha la possibilità di visitare uno dei tratti più suggestivi del fiume Aniene. Ad esso fanno da cornice una ricca vegetazione ed un ambiente di estremo valore naturalistico, dove sono presenti le specie animali e vegetali tipiche di un fiume di alta montagna.

Da Campo Staffi al Rifugio di Campo Ceraso.

Dalla estremità del parcheggio della stazione sciistica di Campo Staffi, a quota 1780, si accede, scendendo, all’anello di circa 7 km che si addentra in una delle più belle ed incontaminate zone del Parco dei Monti Simbruini, mantenendosi sempre a quote tra 1600 e 1650 m, costantemente in vistá del Monte Tarino (1961 m). Una prima sosta si potrà fare nei pressi del Rifugio del Ceraso, vicino al volubro di Campo Ceraso, punto di abbeverata per il bestiame al pascolo brado. Un’altra piazzola di sosta attrezzata è situata sulla via del ritorno, sempreché si percorra l’anello in senso antiorario, prima di affrontare il tratto di salita per tornare a Campo Staffi. Questo percorso ad anello costituisce, durante i mesi invernali, una suggestiva ed impegnativa pista per lo sci di fondo; in questo caso la salita per tornare al parcheggio potrà essere evitata usando la sciovia esistente, detta appunto “del Ceraso”.

Alle sorgenti dell’Aniene.

Si segue la provinciale Trevi-Filettino per circa 2 km da Filettino. A destra si prende la carrabile comunale che raggiunge la località Fiumata, con l’omonimo campeggio e l’allevamento di trote (pesca sportiva). Da qui si staccano due sentieri: il ramo di sinistra segue una preesistente mulattiera e sale sino alle pendici del Colle delle Fontane (1269 m), lasciando sulla sinistra la Fontana Acqua Corore. Il dislivello in totale è di circa 170 m superato in 4 km, sempre accompagnati dal gorgoglio del torrente detto appunto Corore. Il ramo di destra, costeggiando il torrente Riglioso, sale sino a quota 1169, nei pressi della Fonte della Radica. E’ un percorso estremamente suggestivo, tra faggi secolari che affondano le loro sculturee radici nelle scroscianti acque del torrente; lunghezza circa 3 km. Per chi volesse awenturarsi in una escursione molto più impegnativa, un vecchio sentiero attraverso la Valle Forchitto porta alla Monna della Forcina e al Rifugio di Campo Ceraso, con un percorso di circa 5 km ed un dislivello di 480 m.

Il sentiero delle Quattro Grotte.

Ripristinato recentemente per interessamento del Parco dei Simbruini, questo sentiero, pur nel suo breve percorso, permette di apprezzare alcune piccolissime grotte nelle immediate vicinanze del centro abitato di Filettino. Vi si accede dalla S.P. tra Filettino e Campo Staffi, sulla destra, di fronte al campo sportivo. La prima “grotta” è detta dell’Alabastro per notevoli formazioni in vista. La seconda, che si presenta come una grande fenditura nella roccia, è detta del Diavolo, che qui sarebbe apparso a spaventare alcuni pastori; viene poi la grotta Nera con affioranti tracce di asfalto, e quindi la Grotta di Proserpina. Si ridiscende quindi verso il Fosso Vardano, che si attraversa su un ponticello di legno, per risalire verso il centro abitato. E una passeggiata simpatica, di circa 2 km, con vedute inedite e suggestive del vecchio paese.

Per arrivare a Monte Livata:

3 thoughts on “I faggi di Roma

  1. straniero sono – scusa l’italiano brutto.
    l’anno scorso, ho preso un pullman per andare a capranica prenestina e fatto una passeggiata nelle montagne in direzione di guadagnolo. le viste, le bestie al pascolo, i cavalli in liberta – l’esperienza fu magica. le immagini sul vostro blog mi ricordano questo tempo speciale. il cuore tocca il cielo e – no so, la magia ora e fuggita. non vedo l’ora di tornare.

  2. Bello, anzi bellissimo!
    Le foto sono eloquenti della bellezza di certi luoghi ma sarebbe proprio il caso di visitarli.
    Immagino che sarei di troppo in una delle tue escursioni con Sofia, farò tesoro degli itinerari che hai segnalato e mi incamminerò da solo.

    Ps:
    Sofia è bellissima, non ne abbia a male Banzai.

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